Memorie Future

La realtà delle immagini

  • Pagine200
  • Prezzo15.50
  • Anno2006
  • ISBN 978-88-8273-069-7
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La realtà delle immagini Simboli elementari e civiltà preelleniche

Questo volume, La realtà delle immagini, rappresenta la risposta di Ludwig Klages (1872-1956) alla sfida di trattare per così dire "sistematicamente" qualcosa di costitutivamente sfuggente: la realtà simbolico-religiosa, evocativa, e in fin dei conti estetica, dell'immagine. Partito dallo studio del Matriarcato di Bachofen, e grazie ad un'analisi approfondita ed estesa al pensiero di Nietzsche, l'Autore, con questo testo pubblicato nel 1932, conduce a compimento il cammino del romanticismo tedesco, consentendogli di varcare la soglia del Novecento quasi "ringiovanito" alla luce della scoperta secondo la quale la realtà profonda della vita è, appunto, una realtà delle immagini.
Il passato del genere umano, cui in queste pagine Klages variamente si appella, assume così, di volta in volta, i contorni di un'età remotissima e ormai per sempre perduta, ma anche quelli di una profondità temporale e mitica sempre presente, sottesa ed innervante le singole esistenze degli uomini al di là di ogni storia.

Ludwig Klages, psicologo e filosofo tedesco (Hannover 1872 – Kilchberg, presso Zurigo, 1956) dopo aver studiato scienze nelle Università di Hannover, di Lipsia e di Monaco, si dedicò alla grafologia, attribuendo allo studio scientifico della scrittura un valore interpretativo fondamentale, sia per la comprensione del carattere del singolo, sia per l’elaborazione di una teoria generale dell’io.
Noto anche come filosofo della cultura, ha dedicato volumi importanti all’analisi di autori fondamentali della cultura tedesca come Goethe e Nietzsche. In questo libro si presenta come interprete del pensiero storico-religioso di Johann Jakob Bachofen (l’autore de Il Matriarcato, pubblicato in questo stessa collana nel 2003).

Divieni ciò che sei

  • Pagine196
  • Prezzo17.00
  • Anno2006
  • ISBN978-88-8273-064-2
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Divieni ciò che sei Pensieri sul coraggio di essere se stessi

«Divieni ciò che sei»: questa citazione da un’ode di Pindaro ricorre con una frequenza certo non casuale negli scritti nietzschiani, esortazione dell’autore a se stesso, ai destinatari delle sue lettere, al lettore degli aforismi.
Prendendo il via da una visione organica dell’uomo, che vede cioè corpo, anima e intelletto in uno stretto rapporto di influenze e dipendenze reciproche, e dalla consapevolezza dell’unicità irripetibile dell’individuo, Nietzsche definisce, quale compito primario del singolo, la ricerca, o meglio la realizzazione creativa della propria indole. Decisiva in tal senso è la sperimentazione concreta, atta a verificare, passo dopo passo, le proprie inclinazioni, i propri bisogni fisici e spirituali, le potenzialità e risorse della propria personalità: «Siamo esperimenti: e dobbiamo volerlo essere!», proclama il filosofo che, del verso pindarico è affascinato soprattutto dalla sua paradossalità: quel che siamo è appunto ciò che siamo chiamati a diventare.
La sperimentazione interessa tutti gli ambiti della vita, quello intellettuale, quello spirituale, quello fisico, e inizia proprio dalla concreta quotidianità, da una “dietetica” intesa da Nietzsche nel significato greco originario, come “arte del vivere sano” nella molteplicità dei suoi aspetti. I singoli capitoli di questa antologia raccolgono pensieri nietzschiani dedicati ai vari tratti della sua “dietetica”: l’alimentazione e il movimento fisico, le prerogative geografico-climatiche del luogo in cui si vive, il rapporto tra lavoro e tempo libero, quello tra salute e malattia e le chance insite in uno stato di infermità.

La mirabile sapienza della lingua

  • Pagine228
  • Prezzo16.00
  • Anno2005
  • ISBN978-88-8273-060-4
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La mirabile sapienza della lingua Ragionamenti sull'origine e i destini dell'Italiano

«Non so; ma quando sento leggere cosa non bella, m’offende; quando sento cosa ben detta, mi corre un brivido per la persona».
Così Tommaseo scriveva nel suo diario nel 1827. Gli scritti qui raccolti sono la testimonianza di una passione sconfinata per la lingua italiana e la sua «mirabile sapienza», ma anche e soprattutto la documentazione di una riflessione, estremamente ricca e articolata, sul senso e sulla singolare natura del parlare umano. In questi articoli, saggi e allocuzioni, il grande scrittore affronta con rigore e con impareggiabile finezza molti temi che diventeranno i punti cardinali della moderna linguistica e della filosofia del linguaggio: dalla questione sull’origine del linguaggio a quella della nascita della scrittura, dal senso della diversità delle lingue al significato della grammatica, dall’utilità dello studio etimologico alla critica puntuale dell’approccio biologico-evoluzionistico alle questioni linguistiche. La riflessione sull’italiano, sulla sua unità e la sua specifica indole, sulle sue origini e il suo avvenire, attraversa e pervade tutti questi temi, tale segno distintivo di una ricerca che ha animato Tommaseo per tutta la sua esistenza.


Niccolò Tommaseo (1802-1874), scrittore, traduttore, commentatore, poeta e pensatore è una figura centrale nella letteratura italiana dell’Ottocento ed è ricordato soprattutto per la sua insigne attività di italianista. Il suo nome è legato, in particolare, al Dizionario della lingua italiana, considerate tra le massime opere lessicografiche italiane di tutti i tempi.

L'arte dello scrivere

  • Pagine160
  • Prezzo13.00
  • Anno2004
  • ISBN978-88-8273-055-0
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L'arte dello scrivere Pensieri sull'alfabeto, la scrittura e lo stile

Il folto pubblico dei lettori leopardiani sa che Leopardi non è soltanto un grande poeta ma anche un finissimo pensatore. Tutti conoscono però la mole dello Zibaldone cui il poeta si è dedicato per quindici anni: ben 4526 facciate di uno “scartafaccio” - come egli stesso lo chiamava -, in cui troviamo appunti, riflessioni e brevi trattati sui temi essenziali dell’intero pensiero occidentale. Ora, una tale mole è certamente scoraggiante e difficilmente si presta a essere letta interamente persino dallo studioso. Di qui l’esistenza di una “tradizione” di antologie tratte dallo Zibaldone: dal 1915 a oggi si contano circa otto raccolte antologiche generali nonché un certo numero di antologie tematiche.
Il volume che proponiamo consiste appunto in una nuova antologia tematica, che raccoglie le pagine zibaldoniane sul senso dell’alfabeto e della scrittura. Per Leopardi, l’alfabeto e la scrittura alfabetica non sono solo strumenti di notazione fonetica del “parlato” o della cosiddetta “oralità”; il poeta guarda piuttosto alla loro invenzione, considerandola come un evento unico e straordinario, in forza del quale l’umanità alla quale apparteniamo ha dato, senza saperlo, un preciso indirizzo alla propria storia e civiltà. L’alfabeto - già di per sé indice del fatto che si è raggiunta una chiara idea del parlare e delle sue conseguenze - appare così come un modo profondo di esperire la lingua, e quindi come una via per pensarne e progettarne il senso; mediante l’alfabeto (a differenza, per esempio, dall’ideogramma), l’uomo impara a custodire nel modo più puro la parola stessa che, a sua volta, costituisce per Leopardi l’originario elemento del suo rapporto con le cose e con il mondo. Di qui la determinazion e leopardiana della scrittura non come tecnica o pratica del comunicare cognitivo e sociale, ma piuttosto come “arte dello scrivere”, e quindi come somma sapienza umana: «La scienza del bello scrivere, “l’arte del vero stile”, è una filosofia profondissima e sottilissima, e tiene a tutti i rami della sapienza» (Zib. 2728).

Indice: 1. L’alfabeto, 2. La scrittura, 3. L’ortografia, 4. Lo stile, 5. Lo stile e la poesia, 6. L’etimologia e le “parole nuove”

Sull’origine del linguaggio

  • Pagine144
  • Prezzo12.00
  • Anno2004
  • ISBN 978-88-8273-038-3
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Sull’origine del linguaggio

Nel novembre del 1850 Schelling leggeva all’Accademia delle Scienze di Berlino le sue Premesse alla questione sull’origine del linguaggio. Appena due mesi dopo, nel gennaio del 1851, Jacob Grimm, forte della sua ormai incontestabile affermazione nell’ambito della germanistica nascente, proponeva a sua volta al medesimo ed autorevolissimo uditorio la propria interpretazione dell’origine del linguaggio.
E' ancor oggi difficile, e per molti versi inaspettato, collegare direttamente i fratelli Grimm, in particolare il maggiore dei due, Jacob, a temi generalmente ritenuti lontani dal mondo delle fiabe e delle tradizioni popolari. Cosa lega infatti l'universo “fanciullesco” della favola a quello ben più “austero” dell'indagine filosofica sull'origine del linguaggio? Eppure il legame c'è, e Jacob Grimm, in questo suo notevole saggio, rispondendo pubblicamente alle precedenti Premesse dell'ormai anziano e importante filosofo della scena berlinese, si propone di mostrarlo con forza ed evidenza: il legame tra la fiaba e l'origine del linguaggio va ritrovato, sostiene Grimm, nella vita spontanea, popolare della lingua che, appunto alle sue origini, è “fiaba” mentre, nei suoi risultati, diversi da popolo a popolo, è linguaggio storicamente determinato.
Vengono qui presentate insieme, l’una dopo l’altra, le Premesse di Schelling e la dissertazione che Grimm scrisse quasi in risposta a quelle. Un’introduzione di Giampiero Moretti fa da guida alla lettura di questi scritti.

Jacob Grimm (1785-1863) fu insigne filologo e fondatore della germanistica. Insieme al fratello Wilhelm dedicò tutta la sua esistenza alla riflessione sul linguaggio come fenomeno universale ma anche popolare e tradizionale. Il suo nome è legato, tra l’altro, al monumentale Dizionario tedesco e agli scritti sulle antichità giuridiche e sulla mitologia tedesca e nordica; a tale ambito di ricerca vanno altresì ricondotte le Favole.

Friedrich W. J. Schelling (1775-1854) è figura centrale nella filosofia idealistica e romantica tedesca. La riflessione sulla mitologia e sulla rivelazione cristiana, entrambe intese come fenomeni storici, ha occupato la quasi totalità del secondo periodo della sua speculazione, culminato nella teorizzazione della «filosofia positiva». Allo stesso periodo risalgono le Premesse qui tradotte.

Il Matriarcato

  • Pagine244
  • Prezzo16.50
  • Anno2003
  • ISBN 978-88-8273-042-0
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Il Matriarcato Storia e Mito tra Oriente e Occidente

Negli ultimi anni Johann J. Bachofen è stato oggetto di rinnovato interesse. Infatti appare opportuno, oggi più che mai, rileggere la sua opera maggiore, Il matriarcato, che qui viene presentata in una scelta antologica che consente anche al pubblico dei non specialisti di accedere a un pensiero che rischia altrimenti di scomparire dietro un’erudizione vastissima.
Lungo i capitoli della sua opera, Bachofen guida il lettore all’esplorazione della più remota antichità dell’uomo nella quale i miti costituivano, al tempo stesso, storia e insegnamento. In questo contesto Bachofen focalizza della mitologia un aspetto molto originale, ossia il rapporto atavico e misterioso fra l’elemento “maschile” e quello “femminile”. Questa contrapposizione, che l’Occidente ha ereditato nella notte dei tempi dalle prime civiltà orientali, viene interpretata da Bachofen come una categoria giuridico-morale che egli coglie alla base di molte organizzazioni sociali primordiali e le cui “tracce” permangono – anche se larvate e nascoste – nelle pieghe dei precetti religiosi e degli ordinamenti giuridici della modernità.

Johann Jakob Bachofen ( 1815-1887), giurista e studioso di storia delle religioni, ha legato il proprio nome alla «scoperta» del diritto materno. Allievo di Savigny, Bachofen ha analizzato i rapporti che nella civiltà greco-romana e in quelle orientali collegano l’ambito del diritto alla religione. Ne è scaturito un appassionante affresco della metafisica dell’antichità precristiana, che ha trovato espressione compiuta nella sua opera più nota, Il matriarcato (1861).