• Pagine112
  • Prezzo12.00
  • Anno2011
  • ISBN978-88-8273-122-9
  • NoteVita delle forme n.15
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Attilio Pizzigoni

Ingegneri e Archistar Dialogo sul moderno costruire fra miti e mode

L’architetto e l’ingegnere: due figure complementari e, talvolta, in storico contrasto. Figura del mondo dell’arte l’uno; di quello della tecnica l’altro, almeno secondo l’opinione comune. Addetto all’involucro della costruzione e dunque alla sua immagine il primo; progettista delle strutture, dunque di ciò che non si vede all’esterno, il secondo. Come nei dialoghi di Platone, ma anche in quelli di Giovan Battista Piranesi e nel rarefatto Eupalinos di Paul Valéry, Attilio Pizzigoni, architetto da decenni protagonista di un non marginale, propositivo radicamento nella piccola, nobile patria bergamasca, dopo i volumi monografici su Brunelleschi e Le Corbusier e quello su Aldo Rossi, si confronta oggi con un nodo cruciale e quanto mai attuale della cultura del progetto che impone una riconsiderazione della figura e del ruolo dell’ingegnere, già soggetto paradigmatico del XIX secolo e, talvolta, del XX. Verità della costruzione e bellezza della forma storicamente erano i valori di un’architettura pensata secondo i canoni della Geometria. Oggi piuttosto agisce un’ideologia dell’Utile fondata sull’impiego di tecnologie flessibili da tempo proiettate oltre i dogmi del Movimento moderno. “Far cantare i punti di appoggio” diceva lo stesso Le Corbusier che ingegnere non era, ma che da allievo di Auguste Perret, maestro del cemento armato, si era cimentato con le ragioni di una costruzione intesa come struttura e di un’utilità fattasi, finalmente, moderna bellezza. Culture diverse quelle con cui nel XXI secolo si confrontano le vistose imprese acrobatiche degli architetti di grido, i cosiddetti archistar che, grazie all’uso di tracciati grafici, eseguiti con il computer, osano immaginare qualsiasi tipo di ardimento, fatto salvo il momento della verifica o semplicemente dell’intervento decisivo dell’ingegnere con le sue equazioni matematiche, capaci di dominare trazioni e compressioni. L’unità architettura-ingegneria, antico fattore identitario di un solo soggetto, appare adesso un traguardo da raggiungere nei rispettivi campi disciplinari: più arte agli ingegneri, più scienza agli architetti, ed altro ancora che Pizzigoni s’incarica di chiarire con linguaggio accattivante e precisione di riferimenti. G.C.

​Attilio Pizzigoni, allievo di Aldo Rossi al Politecnico di Milano, è docente di composizione architettonica presso la Facoltà di Ingegneria della Università di Bergamo. Architetto, critico e storico dell’arte ha pubblicato numerosi articoli e alcuni libri tra cui: Immagine/Idea (Pescara 1986), Brunelleschi (Zanichelli, 1989), Le Corbusier (Rimini 1992), Il fiore azzurro (Bergamo 2000). Una raccolta di alcune sue lezioni universitarie è pubblicata in L'Architettura dell’Architettura - Aldo Rossi e il primato della realtà (Bergamo 2007).

  • 24 Aprile 2011 L'eco di Bergamo pdf